Emicrania: cosa può fare l’alimentazione?

L’emicrania è una patologia neurovascolare caratterizzata da attacchi di cefalea ricorrenti, di intensità moderata o severa, talvolta associati o preceduti (emicrania con aura) da sintomi come nausea, fotofobia, fonofobia, stanchezza, irritabilità, concentrazione ridotta e variazioni nell’appetito. L’emicrania può essere cronica o episodica (più o meno di 15 attacchi al mese, rispettivamente) e, per le sue conseguenze, portare ad importanti disagi nella vita personale e sociale – oltre che a comorbilità. L’attacco di emicrania si esprime tramite diversi stimoli (ad esempio luce, stress fisici o psichici, rumore, sostanze chimiche, sbalzi termici, alcuni cibi, fumo, aria viziata, abuso di sostanze farmacologiche od ormoni, interferenti endocrini, alterata igiene del sonno) e ha dunque un’eziopatogenesi – cioè una causa biologica – completamente differente dalla cefalea muscolo-tensiva. L’infiammazione del sistema vascolare cranico passa al nervo trigemino e provoca dolore, spesso distribuito su una sola metà del viso. Contemporaneamente avviene una ipereccitabilità dei neuroni che promuove la propagazione del dolore. L’emicrania è in continuo aumento nella popolazione con una prevalenza nel sesso femminile. Spesso l’associazione di emicrania e cefalea muscolo-tensiva rende complessi la diagnosi differenziale ed il trattamento, soprattutto dal punto di vista farmacologico: i farmaci che trattano la cefalea-muscolo tensiva (anti-infiammatori) non hanno nessun effetto sull’emicrania e viceversa.

Indubbiamente i ritmi di vita frenetici e competitivi cui più o meno tutti siamo sottoposti sono un substrato fertile per l’insorgenza dell’emicrania. Si può pensare alla giornata-tipo in cui la sveglia suona presto al mattino (magari dopo una notte passata con un sonno disturbato e risvegli continui), si fa una colazione veloce perché si è rallentati, si esce e ci si butta nel traffico (clacson che suonano, semafori rossi, ritardi accumulati) in direzione del posto di lavoro – magari un ambiente chiassoso o caotico – dove ci aspettano un computer, luci al neon o macchinari rumorosi. Si pranza in fretta e con quello che capita, talvolta un panino mangiato alla scrivania per non perdere tempo. Si interagisce con altre persone, cui bisogna prestare attenzione e che non sempre sono sulla stessa lunghezza d’onda: si discute, si parla, “ci si stressa”. Si termina la giornata lavorativa, si torna a casa – non prima di aver sbrigato qualche commissione. Si cena più per dovere che per piacere, magari con la televisione accesa e senza porre attenzione a quello di cui ci si nutre – dove il nutrimento è soprattutto psicologico, nella condivisione del piacere di mangiare con la propria famiglia e condividere la giornata appena trascorsa. Ci si siede sul divano – sempre davanti alla televisione – e, perché no, ci si concede qualche “vizio” corroborante per lo spirito (quasi sempre dolciumi o cioccolato, ma anche un bicchiere di liquore). Si va a letto tesi, con dolori muscolari, affaticati fisicamente e psicologicamente – pur senza aver fatto magari nemmeno pochi minuti di attività fisica vera e propria – e si dorme poco e male, per poi ripartire il giorno successivo con il solito iter. Ad infiammarsi non è solo il nostro corpo, ma anche la nostra psiche: sappiamo che mente e corpo non sono due entità separate ma lavorano sinergicamente. Quando entrambe sono sintonizzate su frequenze sbagliate si rischia che questa alterata regolazione si manifesti tramite forme patologiche come l’emicrania, appunto.

L’emicrania è accompagnata da sintomi molto spesso aspecifici che possono insorgere per eccessiva stanchezza, cattiva digestione, mancanza di una corretta igiene del sonno, abuso di alcol o di altre sostanze (droghe ad esempio), presenza eccessiva (consapevole od inconsapevole) nella dieta di conservanti o zuccheri raffinati, ipertensione, ma anche a causa di patologie neurologiche più specifiche. Su Internet e nelle librerie si trova tutto ed il contrario tutto, come sappiamo, sulla corretta alimentazione ed il rapporto fra emicrania e nutrizione non è passato indenne da questo mercato. E’ molto facile cadere in ovvietà e non è del tutto corretto pensare di poter definire una “lista” di alimenti più o meno coinvolti nell’insorgenza dell’emicrania. E’ ad ogni modo indubbio che ci siano alcune molecole – e conseguentemente alcuni cibi che le contengono – che possono contribuire all’insorgenza dell’attacco di emicrania in soggetti predisposti. Vediamo quali sono.

Tiramina. La tiramina è un prodotto del metabolismo della tirosina ed aumenta la secrezione delle catecolamine (dopamina, adrenalina e noradrenalina). Si trova in svariati alimenti tra cui vino rosso, formaggi, funghi e lievito ma anche in pesce poco fresco e vari tipi di frutta o verdura (spinaci, lamponi, pomodori, crauti, melanzane, cavoli, cavolfiori, buccia di banana, avocado, prugne, fichi, fave, frutta secca e uva), caffè, lievito. Pazienti in cui l’attacco di emicrania è quasi sicuramente promosso dall’assunzione di tiramina con la dieta sono coloro in terapia anti-depressiva con farmaci MAO-inibitori (inibitori delle monoamino ossidasi). Questi farmaci infatti influiscono negativamente sul metabolismo della tiramina, aumentandone la concentrazione plasmatica. Inoltre, l’assunzione contemporanea di MAO-inibitori e di alimenti ricchi in tiramina può provocare innalzamenti critici della pressione arteriosa, altro co-fattore importante nell’insorgenza dell’emicrania.

Caffeina e cioccolato. La caffeina mediamente contenuta in una bevanda di consumo comune è circa 1 mg/ml. Sappiamo che la caffeina provoca vasocostrizione, tant’è che talvolta questa molecola fa parte della formulazione farmaceutica di prodotti ad indicazione antalgica specifici per il mal di testa. Un consumo ridotto di caffeina, soprattutto in soggetti abituati ad assumerne quantità elevate durante il giorno, può provocare un effetto vasodilatatore paradosso e, di conseguenza, un attacco di emicrania. Non è quindi la caffeina di per sé a provocare il mal di testa, quanto lo sbilanciamento nella sua assunzione in soggetti predisposti. Lo stesso dicasi per il cioccolato, contenente feniletilamina, teobromina e caffeina – mediatori chimici in grado di innalzare il rilascio di noradrenalina. L’alterazione del flusso sanguigno cerebrale tramite la secrezione di catecolamine (in particolare noradrenalina) è  uno dei principali trigger di emicrania.

Alcol/solfiti. Come la caffeina ha effetti vasocostrittori, così l’alcol promuove vasodilatazione: di conseguenza, soggetti predisposti possono sviluppare emicrania anche dopo l’assunzione di una minima quantità di bevanda alcolica. Non è tanto l’alcol di per sé a provocare emicrania, quanto le molecole in esso contenute come tiramina, istamina o solfiti (sigle E220-E228). In particolare, i solfiti (spesso aggiunti come conservanti ai vini, soprattutto bianchi) possono, se assunti in quantità eccessiva e quindi difficilmente smaltiti, contribuire alla riduzione di alcune vitamine del gruppo B e favorire l’insorgenza di emicrania. Meglio quindi prediligere un consumo di vino moderato, preferibilmente rosso e senza conservanti artificiali.

Carne macinata o lavorata/nitriti e nitrati. Spesso nitriti e nitrati (anche rappresentati dalle sigle E249, E250, E251 ed E252) sono utilizzati come conservanti per carne ed insaccati grazie alla loro azione antimicrobica. Così come per i solfiti (e per i polifosfati – sigla E452 – presenti prevalentemente nei formaggi, soprattutto industriali) anche nitriti e nitrati richiedono un lavoro extra da parte dell’organismo per essere smaltiti e, quando assunti in eccesso, espongono a rischi concreti per la salute. Basti ricordare che i nitriti amano legarsi all’emoglobina – scalzando l’ossigeno e provocando metemoglobinemia – ma anche alle amine – formando le nitrosamine, composti altamente cancerogeni. Nitriti e nitrati provocano vasodilatazione e quindi possono promuovere l’attacco di emicrania. Attenzione quindi non tanto ai nitriti/nitrati presenti naturalmente in alcuni ortaggi (fra cui lattuga, sedano, spinaci, brassicacee, ravanelli, finocchi, melanzana, piselli, asparagi) quanto a quelli addizionati come conservanti in insaccati e carni macinate.

Glutammato monosodico. Chi non ha mai sentito parlare della “sindrome da ristorante cinese?” Il glutammato è usato come esaltatore di sapidità soprattutto nella cucina orientale, ma anche nei dadi da brodo, nei condimenti o negli snack industriali, negli insaccati, in alcuni cibi congelati. La “sindrome da ristorante cinese”, clinicamente nota come “MSG symptom complex” è caratterizzata da sintomi quali debolezza, arrossamento, prurito, bruciore ed emicrania. Pazienti già soggetti ad attacchi di emicrania possono quindi avere un peggioramento dei sintomi qualora assumano glutammato monosodico con la dieta.

Un cenno a parte merita il discorso del digiuno (“digiuno breve” escluso). Sappiamo che diete basate sulla restrizione calorica provocano un rallentamento di tutti gli assi metabolici principali. Chi si sottopone a diete ipocaloriche quindi mette in stand-by il proprio organismo facendo percepire a livello centrale un segnale di mancanza di cibo grazie al quale tutto ciò che è introdotto con la dieta viene accumulato sotto forma di grasso – con gli interessi, nel momento in cui la restrizione calorica termina. L’assunzione eccessiva di carboidrati (soprattutto se raffinati e di scarsa qualità) dopo un periodo più o meno breve di restrizione calorica provoca ipoglicemia reattiva ad ondate continue. Restrizione calorica ed ipocaloricità dunque così come l’assunzione indiscriminata e continua di carboidrati sono importanti parametri da tenere in considerazione nel trattamento di pazienti soggetti a manifestare emicrania. Pasti normocalorici (e sopratutto normoproteici) distribuiti nell’arco della giornata privilegiando la colazione, bilanciando il pranzo ed abituandosi ad una cena leggera possono quindi essere di enorme aiuto nella prevenzione del mal di testa.

Bibliografia di approfondimento:
Martins-Oliveira M et al. – Neurobiol Dis. 2017 May;101:16-26.
Neuroendocrine signaling modulates specific neural networks relevant to migraine.

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